Associazione Terre dei Gambacorta onlus
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Presentazione del 7° Quaderno Viaggio nella storia. Da Saticula alle Terre dei Gambacorta

14/7/2015

 
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Il restaurato castello di Limatola, primo insediamento (1509) della famiglia Gambacorta in queste Terre, è stato la sede prestigiosa che ha ospitato, giovedì 9 luglio, la presentazione dell’ultimo lavoro di Giuseppe Aragosa: Viaggio nella storia. Da Saticola alle Terre dei Gambacorta, patrocinato dall'amministrazione di Limatola.
Un lavoro prezioso, una guida storica costruita sulla consultazione raffinata e sicura delle fonti classiche latine, utile oggi anche al programmatore per leggere il passato storico e pensare il divenire possibile di queste Terre. Aragosa ne analizza la vita dalla distruzione romana dell’antica città di Saticula alla prima colonizzazione, avvenuta nel 316 a.C, alla edificazione della nuova Saticola, costruita lungo l’incrocio tra il decumano e il cardo tracciati dai romani per centuriare l’intera valle tra il Volturno e il Taburno, i Tifata e l’Isclero, dove oggi sono insediate le comunità di Dugenta, Frasso, Limatola e Melizzano.

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Con la partecipazione del sindaco e del vice sindaco, la pubblicazione è stata presentata dal presidente dell’Associazione storica del medio Volturno Pasquale Simonelli, da Antonio Gisondi, presidente della nostra Associazione Terre dei Gambacorta, e da Carmine Nardone, già presidente della Provincia di Benevento, ma soprattutto studioso di innovazione e crescita sostenibile, professore di economia agraria, presidente di Futuridea e accademico dei Georgofili.

​Le riflessioni sviluppate si sono soffermate sull’importanza di questi studi analitici e filologici come strumento della promozione del territorio; sulla centuriazione romana come prima forma di antropizzazione stabile di queste Terre e di organizzazione del terreno agrario e del paesaggio ai fini della convivenza simbiotica tra uomo e natura, che i romani vollero e seppero realizzare; sulla necessità di ripensare oggi un’agricoltura innovativa, ma innanzitutto sostenibile, che assicuri l’alimentazione umana corretta e universale e salvaguardi la vita del pianeta.

Le attività dell’Associazione per il centenario della Grande Guerra

30/6/2015

 
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25 maggio 2015, Colle Sannita, Biblioteca comunale
La grande guerra: arte e propaganda, a cura di Elisabetta Romano

24 marzo 2015, Montesarchio, Istituto comprensivo I
La guerra dei nostri nonni, a cura di Valeria Taddeo

18 febbraio, Montesarchio, Istituto comprensivo I
La grande guerra attraverso l’arte e la propaganda, a cura di Elisabetta Romano

15 gennaio, Montesarchio, Istituto comprensivo I
Guerra e guerre, a cura di Gianluca Punzo

Partecipazione al progetto del CESVOB Le relazioni umane tra conflitto, dialogo e guerra, rivolto agli studenti della scuola media dell’Istituto comprensivo I di Montesarchio

La grande guerra:  arte e propaganda

12/6/2015

 
Quella che segue è una sintesi dell’intervento presentato dall'architetto Elisabetta Romano al convegno sul centenario della prima guerra mondiale, tenutosi a Colle Sannita il 25 maggio 2015, promosso dalla Biblioteca comunale e dall'Associazione “Colle Sannita”.

Cento anni fa la grande guerra. Questa presentazione multimediale vuole fornire uno spunto di riflessione sul tema del conflitto, attraverso la particolare angolazione degli occhi degli artisti che vi parteciparono. Tre tappe segnano i nodi di un ideale fil rouge della storia scritta nelle immagini delle loro opere. 

Il punto di partenza sono le avanguardie del primo Novecento, che combattevano la società borghese del tempo, decadente e materialista, affascinate dalla guerra vista come strumento di rinascita spirituale e morale della civiltà e dell’arte europea. Veniva perseguita l’idea di una guerra rigeneratrice, in grado di creare una nuova società e un uomo nuovo.

In Italia i Futuristi, con le possenti e veloci locomotive raffigurate da Russolo, le “parole in libertà” di Marinetti e i “cannoni in azione” di Severini, tramutavano l’arte in conflitto ed esaltavano la lotta, l’assalto, la guerra (“sola igiene del mondo”)…”per la coscienza della nuova Italia”. Per essi la violenza non era una metafora, ma un comportamento reale. 

Anche in Germania gli Espressionisti, influenzati dal pensiero nichilista di Nietzsche, vedevano nella guerra la sola possibilità di salvezza per la civiltà europea.

C’era una riluttanza diffusa negli artisti del tempo a seguire le forme convenzionali di espressione e su tutto prevaleva la grande fascinazione della guerra.

Stanchi e annoiati dal quarantennio di pace in cui viveva l’Europa -il pennello alternato al fucile- molti artisti si arruolavano volontari: è l’epoca dei pittori-soldato che vogliono lottare per la Patria, vivere l’esperienza della guerra e rigenerare l’Europa corrotta e decadente.
Credono che il conflitto sarà breve, ma presto l’entusiasmo si trasformerà in disincanto per poi lasciare il posto al disgusto. 

Nei dieci mesi che precedono il maggio del 1915, prende il via una vasta opera di propaganda bellica. E’ una intensa azione di comunicazione di massa (forse la prima nella storia dell’età moderna) che si rivolge alla popolazione, attraverso i manifesti e le cartoline, con messaggi verbali e visivi.
Con i nuovi mezzi di comunicazione semplici e diretti, le necessità del Paese, i prestiti nazionali di guerra e le richieste di sottoscrizioni economiche da parte dei cittadini prendono il posto degli oggetti di un’Europa moderna, felice, in uno stato di relativo benessere e orientata verso un radioso progresso.

Gran parte della cartellonistica di guerra, sia in Italia che negli altri Paesi coinvolti, è diretta a sollecitare e sensibilizzare l’arruolamento nell'esercito. Il messaggio diretto alle masse, almeno fino alla disfatta di Caporetto, è quello di un’idea edulcorata della guerra. Solo successivamente apparirà l’immagine dei mutilati e con essi il vero volto del conflitto.  

Le illustrazioni satiriche di riviste e cartoline ironizzano sui contrasti sociali e politici, mostrano il nemico in tutta la sua bestialità e contribuiscono a diffondere l’idea di una guerra giusta e necessaria. 

La grande guerra cambia la vita e l’opera a tanti artisti, mostrando dopo poco tempo il suo vero volto: la realtà delle linee del fronte e la lacerante guerra di posizione. Le armate si fermano nelle trincee e gli artisti incontrano la polvere, il fango, la sofferenza e l’orrore della presenza della morte. Molti non torneranno mai a casa.

Attraverso le opere nate da questa nuova consapevolezza dalle mani di Dix, Viani, Morando, Cambellotti e tanti altri è possibile leggere tutto lo sgomento, la sofferenza e l’orrore della vera guerra. Si comincia ad elaborare il volto antieroico del conflitto. La maggior parte degli artisti, tranne i futuristi i taliani, torna a casa con il trauma della guerra che hanno combattuto. 

Nel novembre1918, cadono i grandi imperi e con essi cade la fiducia nella storia… le trincee hanno seppellito un ideale. Ma da un altro lato, in maniera quasi innaturale, c’è chi sarà sedotto dall’esaltazione del mito della guerra e della vittoria e, in questo senso, “La Vittoria alata” di Sironi, datata 1935 mette un sigillo.

Altri ideali, con più grandi e spietati progetti alimenteranno nuovamente l’orrore. 

Elisabetta Romano

 

L'esperienza del partigiano Bosco

7/12/2013

 
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Testo in aggiornamento

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