25 maggio 2015, Colle Sannita, Biblioteca comunale La grande guerra: arte e propaganda, a cura di Elisabetta Romano 24 marzo 2015, Montesarchio, Istituto comprensivo I La guerra dei nostri nonni, a cura di Valeria Taddeo 18 febbraio, Montesarchio, Istituto comprensivo I La grande guerra attraverso l’arte e la propaganda, a cura di Elisabetta Romano 15 gennaio, Montesarchio, Istituto comprensivo I Guerra e guerre, a cura di Gianluca Punzo Partecipazione al progetto del CESVOB Le relazioni umane tra conflitto, dialogo e guerra, rivolto agli studenti della scuola media dell’Istituto comprensivo I di Montesarchio |
Quella che segue è una sintesi dell’intervento presentato dall'architetto Elisabetta Romano al convegno sul centenario della prima guerra mondiale, tenutosi a Colle Sannita il 25 maggio 2015, promosso dalla Biblioteca comunale e dall'Associazione “Colle Sannita”.
Cento anni fa la grande guerra. Questa presentazione multimediale vuole fornire uno spunto di riflessione sul tema del conflitto, attraverso la particolare angolazione degli occhi degli artisti che vi parteciparono. Tre tappe segnano i nodi di un ideale fil rouge della storia scritta nelle immagini delle loro opere. Il punto di partenza sono le avanguardie del primo Novecento, che combattevano la società borghese del tempo, decadente e materialista, affascinate dalla guerra vista come strumento di rinascita spirituale e morale della civiltà e dell’arte europea. Veniva perseguita l’idea di una guerra rigeneratrice, in grado di creare una nuova società e un uomo nuovo. In Italia i Futuristi, con le possenti e veloci locomotive raffigurate da Russolo, le “parole in libertà” di Marinetti e i “cannoni in azione” di Severini, tramutavano l’arte in conflitto ed esaltavano la lotta, l’assalto, la guerra (“sola igiene del mondo”)…”per la coscienza della nuova Italia”. Per essi la violenza non era una metafora, ma un comportamento reale. Anche in Germania gli Espressionisti, influenzati dal pensiero nichilista di Nietzsche, vedevano nella guerra la sola possibilità di salvezza per la civiltà europea. C’era una riluttanza diffusa negli artisti del tempo a seguire le forme convenzionali di espressione e su tutto prevaleva la grande fascinazione della guerra. Stanchi e annoiati dal quarantennio di pace in cui viveva l’Europa -il pennello alternato al fucile- molti artisti si arruolavano volontari: è l’epoca dei pittori-soldato che vogliono lottare per la Patria, vivere l’esperienza della guerra e rigenerare l’Europa corrotta e decadente. Credono che il conflitto sarà breve, ma presto l’entusiasmo si trasformerà in disincanto per poi lasciare il posto al disgusto. Nei dieci mesi che precedono il maggio del 1915, prende il via una vasta opera di propaganda bellica. E’ una intensa azione di comunicazione di massa (forse la prima nella storia dell’età moderna) che si rivolge alla popolazione, attraverso i manifesti e le cartoline, con messaggi verbali e visivi. Con i nuovi mezzi di comunicazione semplici e diretti, le necessità del Paese, i prestiti nazionali di guerra e le richieste di sottoscrizioni economiche da parte dei cittadini prendono il posto degli oggetti di un’Europa moderna, felice, in uno stato di relativo benessere e orientata verso un radioso progresso. Gran parte della cartellonistica di guerra, sia in Italia che negli altri Paesi coinvolti, è diretta a sollecitare e sensibilizzare l’arruolamento nell'esercito. Il messaggio diretto alle masse, almeno fino alla disfatta di Caporetto, è quello di un’idea edulcorata della guerra. Solo successivamente apparirà l’immagine dei mutilati e con essi il vero volto del conflitto. Le illustrazioni satiriche di riviste e cartoline ironizzano sui contrasti sociali e politici, mostrano il nemico in tutta la sua bestialità e contribuiscono a diffondere l’idea di una guerra giusta e necessaria. La grande guerra cambia la vita e l’opera a tanti artisti, mostrando dopo poco tempo il suo vero volto: la realtà delle linee del fronte e la lacerante guerra di posizione. Le armate si fermano nelle trincee e gli artisti incontrano la polvere, il fango, la sofferenza e l’orrore della presenza della morte. Molti non torneranno mai a casa. Attraverso le opere nate da questa nuova consapevolezza dalle mani di Dix, Viani, Morando, Cambellotti e tanti altri è possibile leggere tutto lo sgomento, la sofferenza e l’orrore della vera guerra. Si comincia ad elaborare il volto antieroico del conflitto. La maggior parte degli artisti, tranne i futuristi i taliani, torna a casa con il trauma della guerra che hanno combattuto. Nel novembre1918, cadono i grandi imperi e con essi cade la fiducia nella storia… le trincee hanno seppellito un ideale. Ma da un altro lato, in maniera quasi innaturale, c’è chi sarà sedotto dall’esaltazione del mito della guerra e della vittoria e, in questo senso, “La Vittoria alata” di Sironi, datata 1935 mette un sigillo. Altri ideali, con più grandi e spietati progetti alimenteranno nuovamente l’orrore. Elisabetta Romano |
MANIFESTAZIONISezione dedicata alle manifestazioni. Archivio |