In memoria del dott. Michele Mele, farmacista.
Il ricordo del dott. Michele Mele, a qualche mese dalla sua scomparsa, rappresenta per un amico un onore e un doveroso omaggio alla memoria.
Uomo, professionista e padre dalla forte personalità, fu farmacista per molti anni a Limatola, a servizio della popolazione con non pochi sacrifici, e ricoprì importanti cariche: fu Presidente provinciale dell’ordine dei Farmacisti, per nove anni, e fu fondatore e Presidente, per circa venti anni, del Sindacato Nazionale dei farmacisti, la “Federfarma”.
Il dott. Michele, capace di rapportarsi gradevolmente con tutte le fasce di età, fu grande amico dei giovani, e fu loro compagno in liete escursioni per campi e colline, come ricordano alcune foto che la famiglia conserva. Partecipò alla vita politica del paese, con le sue opinioni autorevoli e fu promotore insieme al sindaco di Limatola e agli amici avv. Antonio Carrese, mons. Salvatore Carrese e dott. Attilio Marotta, della costruzione del ponte sull’acquedotto campano che attraversa il Volturno, ponte che aprì Limatola ai paesi del casertano, Caiazzo, Piedimonte, Alife e a quelli del beneventano, Amorosi, Telese, Cerreto Sannita, accorciando la strada per la stessa Benevento. Come Grande Ufficiale di Commenda dell’ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme dimostrò di aver conseguito un elevato grado di prestigio sociale e di saper coniugare la fede con un alto senso civico.
Sempre distinto nel portamento, curato nel vestire, mostrava un sorriso accattivante e un volto affabile. Gentile con tutti si rendeva disponibile in ogni circostanza, venendo incontro alle non poche difficoltà che la popolazione di Limatola viveva negli anni particolarmente difficili che seguirono la seconda guerra mondiale, quando i presìdi sanitari sul territorio erano quasi inesistenti e non era uso recarsi in ospedale. Una piccola ferita, cosa che spesso accadeva ai contadini durante i lavori nei campi, un problema improvviso alla salute ricevevano immediato soccorso da lui, che arrecava il primo sollievo e il primo conforto.
Le vicende della sua vita, delineano una personalità di spiccato coraggio e di rigore morale. Partecipò come soldato dell’esercito italiano alla seconda guerra mondiale e fu ferito in un bombardamento aereo nei pressi di Salerno. Dopo un periodo di riposo per le gravissime ferite riportate, si arruolò nelle file della Brigata Garibaldi,e lottò come partigiano, al servizio dei suoi ideali. Fatto prigioniero dalle armate naziste nella battaglia di Montecassino,fu condotto a Firenze, destinato ad essere definitivamente trasferito in Germania. Liberato dagli americani poté rientrare finalmente nella sua famiglia.
Il dott. Mele nacque il 25 dicembre del 1923, si laureò in farmacia nel 1951 presso l’Università di Napoli e dal 1954 fu titolare della farmacia di Limatola, fino a quando la stessa, dalla vecchia sede, ubicata nel palazzo accanto all’A.G.P. del Casale, passò nella nuova sede nel 1991, dove tuttora opera con competenza e professionalità la figliuola dott.ssa Assunta.
Il dott. Michele Mele utilizzò, fino a che l’industria farmaceutica non cominciò a fornire tutti i farmaci pronti all’uso,l’arte dell’antica “speziaria”, in quanto esperto preparatore di farmaci galenici, di cui conservava i principi attivi in vasi di ceramica istoriati, esposti su scaffali di legno pregiato, tutti allineati e ordinati, nel locale austero, con soffitto a volta, dell’antica sede. Fino agli anni ’60 del secolo scorso dai più anziani del paese egli veniva, infatti, chiamato “lo speziale”.
Esisteva sul territorio a partire dalla fine del secolo XV, come testimoniano le vestigia, un’antica speziaria in una delle strictule del borgo medioevale di Limatola. Difatti uno dei quattro archi catalani, risalenti alla seconda metà del XV secolo, porta scolpita nella chiave di volta una verga con serpente attorcigliato, emblema di Esculapio, dio della medicina, ritenuto dagli antichi guaritore e salvatore del popolo. Il simbolo, dunque, sta a testimoniare la presenza di un’antica farmacia nel borgo medioevale, una “Bottega di speziale”, al servizio della vita dei cittadini e dei suoi signori.
In epoca rinascimentale, il farmacista, detto appunto “speziale”, per esercitare la sua attività doveva essere fornito di “Patente”, che veniva rilasciata dal Protomedico Generale del Regno di Napoli. La farmacia, in genere, era dotata di un piccolo locale per il deposito dei medicinali, uno per la spezieria e un altro “per uso lavoratorio”. Le spezie utilizzate erano non meno di 288 specie. Il farmacista era affiancato da un “aromatario”, professionista nella vendita degli aromi, che riporta agli attuali erboristi.
Non si sa quando la farmacia dal borgo medioevale sia stata trasferita in località Casale, tuttavia si conosce, per vicende relative alle opere d’arte presenti nell’A.G.P. l’attenzione dei duchi Gambacorta per il complesso di edifici del Casale, attiguo alla chiesa. Il palazzo, ex ospedale dell’Annunziata, costruito intorno alla metà del XV secolo, fu trasformato agli inizi dell’XVIII secolo in convento, secondo le direttive impartite dalla curia vescovile di Caserta e dal Collegio cardinalizio di Roma. Dietro delibera congiunta del duca di Limatola Francesco Gambacorta e quella del vescovo di Caserta Mons. Giuseppe Schinosi, il papa Clemente XI emanò la Bolla di approvazione per la consacrazione del convento e il trasferimento in esso nel 1724 di dodici religiosi provenienti da Napoli, i padri della Congregazione del Beato Pietro da Pisa, illustre antenato del duca Francesco Gambacorta. Nel convento, con una somma di ducati trenta, offerta dalla comunità limatolese, fu impiantata una farmacia per “medicamento ai poveri”, “speziaria”, e furono offerte altresì ducati quaranta “per lo mantenimento del medico che vaglia a servire i poveri”.
La scomparsa del dott. Michele Mele chiude una pagina di storia di Limatola, e lascia cadere il sipario su quel periodo che forse, con una certa nostalgia, riteniamo il più sereno per la nostra piccola comunità, quando ancora la civiltà contadina era portatrice di tanti valori, capaci di dare un senso al lavoro, al sacrificio, al dolore, all’esistenza stessa. Allora per i cittadini di Limatola, pochi erano i punti di riferimento: il parroco ( la religione e la Chiesa),il sindaco (lo Stato amico e protettore), il medico (la guarigione e salute), il farmacista (il rimedio ai mali e il sollievo dalla sofferenza), la terra (Alma Mater, generatrice di frutti), e tanto bastava.
G. Aragosa
Uomo, professionista e padre dalla forte personalità, fu farmacista per molti anni a Limatola, a servizio della popolazione con non pochi sacrifici, e ricoprì importanti cariche: fu Presidente provinciale dell’ordine dei Farmacisti, per nove anni, e fu fondatore e Presidente, per circa venti anni, del Sindacato Nazionale dei farmacisti, la “Federfarma”.
Il dott. Michele, capace di rapportarsi gradevolmente con tutte le fasce di età, fu grande amico dei giovani, e fu loro compagno in liete escursioni per campi e colline, come ricordano alcune foto che la famiglia conserva. Partecipò alla vita politica del paese, con le sue opinioni autorevoli e fu promotore insieme al sindaco di Limatola e agli amici avv. Antonio Carrese, mons. Salvatore Carrese e dott. Attilio Marotta, della costruzione del ponte sull’acquedotto campano che attraversa il Volturno, ponte che aprì Limatola ai paesi del casertano, Caiazzo, Piedimonte, Alife e a quelli del beneventano, Amorosi, Telese, Cerreto Sannita, accorciando la strada per la stessa Benevento. Come Grande Ufficiale di Commenda dell’ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme dimostrò di aver conseguito un elevato grado di prestigio sociale e di saper coniugare la fede con un alto senso civico.
Sempre distinto nel portamento, curato nel vestire, mostrava un sorriso accattivante e un volto affabile. Gentile con tutti si rendeva disponibile in ogni circostanza, venendo incontro alle non poche difficoltà che la popolazione di Limatola viveva negli anni particolarmente difficili che seguirono la seconda guerra mondiale, quando i presìdi sanitari sul territorio erano quasi inesistenti e non era uso recarsi in ospedale. Una piccola ferita, cosa che spesso accadeva ai contadini durante i lavori nei campi, un problema improvviso alla salute ricevevano immediato soccorso da lui, che arrecava il primo sollievo e il primo conforto.
Le vicende della sua vita, delineano una personalità di spiccato coraggio e di rigore morale. Partecipò come soldato dell’esercito italiano alla seconda guerra mondiale e fu ferito in un bombardamento aereo nei pressi di Salerno. Dopo un periodo di riposo per le gravissime ferite riportate, si arruolò nelle file della Brigata Garibaldi,e lottò come partigiano, al servizio dei suoi ideali. Fatto prigioniero dalle armate naziste nella battaglia di Montecassino,fu condotto a Firenze, destinato ad essere definitivamente trasferito in Germania. Liberato dagli americani poté rientrare finalmente nella sua famiglia.
Il dott. Mele nacque il 25 dicembre del 1923, si laureò in farmacia nel 1951 presso l’Università di Napoli e dal 1954 fu titolare della farmacia di Limatola, fino a quando la stessa, dalla vecchia sede, ubicata nel palazzo accanto all’A.G.P. del Casale, passò nella nuova sede nel 1991, dove tuttora opera con competenza e professionalità la figliuola dott.ssa Assunta.
Il dott. Michele Mele utilizzò, fino a che l’industria farmaceutica non cominciò a fornire tutti i farmaci pronti all’uso,l’arte dell’antica “speziaria”, in quanto esperto preparatore di farmaci galenici, di cui conservava i principi attivi in vasi di ceramica istoriati, esposti su scaffali di legno pregiato, tutti allineati e ordinati, nel locale austero, con soffitto a volta, dell’antica sede. Fino agli anni ’60 del secolo scorso dai più anziani del paese egli veniva, infatti, chiamato “lo speziale”.
Esisteva sul territorio a partire dalla fine del secolo XV, come testimoniano le vestigia, un’antica speziaria in una delle strictule del borgo medioevale di Limatola. Difatti uno dei quattro archi catalani, risalenti alla seconda metà del XV secolo, porta scolpita nella chiave di volta una verga con serpente attorcigliato, emblema di Esculapio, dio della medicina, ritenuto dagli antichi guaritore e salvatore del popolo. Il simbolo, dunque, sta a testimoniare la presenza di un’antica farmacia nel borgo medioevale, una “Bottega di speziale”, al servizio della vita dei cittadini e dei suoi signori.
In epoca rinascimentale, il farmacista, detto appunto “speziale”, per esercitare la sua attività doveva essere fornito di “Patente”, che veniva rilasciata dal Protomedico Generale del Regno di Napoli. La farmacia, in genere, era dotata di un piccolo locale per il deposito dei medicinali, uno per la spezieria e un altro “per uso lavoratorio”. Le spezie utilizzate erano non meno di 288 specie. Il farmacista era affiancato da un “aromatario”, professionista nella vendita degli aromi, che riporta agli attuali erboristi.
Non si sa quando la farmacia dal borgo medioevale sia stata trasferita in località Casale, tuttavia si conosce, per vicende relative alle opere d’arte presenti nell’A.G.P. l’attenzione dei duchi Gambacorta per il complesso di edifici del Casale, attiguo alla chiesa. Il palazzo, ex ospedale dell’Annunziata, costruito intorno alla metà del XV secolo, fu trasformato agli inizi dell’XVIII secolo in convento, secondo le direttive impartite dalla curia vescovile di Caserta e dal Collegio cardinalizio di Roma. Dietro delibera congiunta del duca di Limatola Francesco Gambacorta e quella del vescovo di Caserta Mons. Giuseppe Schinosi, il papa Clemente XI emanò la Bolla di approvazione per la consacrazione del convento e il trasferimento in esso nel 1724 di dodici religiosi provenienti da Napoli, i padri della Congregazione del Beato Pietro da Pisa, illustre antenato del duca Francesco Gambacorta. Nel convento, con una somma di ducati trenta, offerta dalla comunità limatolese, fu impiantata una farmacia per “medicamento ai poveri”, “speziaria”, e furono offerte altresì ducati quaranta “per lo mantenimento del medico che vaglia a servire i poveri”.
La scomparsa del dott. Michele Mele chiude una pagina di storia di Limatola, e lascia cadere il sipario su quel periodo che forse, con una certa nostalgia, riteniamo il più sereno per la nostra piccola comunità, quando ancora la civiltà contadina era portatrice di tanti valori, capaci di dare un senso al lavoro, al sacrificio, al dolore, all’esistenza stessa. Allora per i cittadini di Limatola, pochi erano i punti di riferimento: il parroco ( la religione e la Chiesa),il sindaco (lo Stato amico e protettore), il medico (la guarigione e salute), il farmacista (il rimedio ai mali e il sollievo dalla sofferenza), la terra (Alma Mater, generatrice di frutti), e tanto bastava.
G. Aragosa