(Antonio Gisondi) Grazie alla sensibilità culturale e didattica dei docenti e del dirigente dell'Istituto comprensivo di Frasso Telesino, il 6 giugno 2009, a conclusione di un intero percorso di rivisitazione della storia della comunità locale, si è svolto un momento di riflessione a più voci sui "Fatti di Frasso" a cento anno dall'incendio del Comune e dagli sviluppi che ne seguirono sulla stampa locale e nazionale e, in sede politica, persino alla Camera dei Deputati: fatti generati purtroppo dal modo improprio di gestire il lascito di Giulia Gambacorta.
Si riporta uno degli interventi svolti il 6 giugno nella sede dell'istituto comprensivo.
“Perché l’anima è più degna del corpo”: questa è la ragione, affidata solennemente al futuro e dichiarata nel suo testamento, che spinse la principessa Giulia Gambacorta (1588-1665), terziaria francescana vissuta in estrema povertà, a disporre che i suoi numerosi beni, mobili e immobili, servissero alla creazione di un educandato femminile, alla formazione cioè delle giovani civili povere di Frasso. A tal fine si preoccupò anche che quei beni fossero gestiti con rigore e oculatezza da una commissione pubblica di liberi cittadini di Frasso. La principessa Giulia, analfabeta, è pervasa sin da bambina, sia per tradizione di famiglia che per spirito del tempo, dalla religiosità femminile francescana, vissuta secondo l’austerità controriformistica. Del resto tutta la sua famiglia, iscritta alla nobiltà di seggio a Napoli, ha espresso ben quattro tra santi e beati ed è stata sempre molto impegnata nella beneficenza pubblica.
Si riporta uno degli interventi svolti il 6 giugno nella sede dell'istituto comprensivo.
“Perché l’anima è più degna del corpo”: questa è la ragione, affidata solennemente al futuro e dichiarata nel suo testamento, che spinse la principessa Giulia Gambacorta (1588-1665), terziaria francescana vissuta in estrema povertà, a disporre che i suoi numerosi beni, mobili e immobili, servissero alla creazione di un educandato femminile, alla formazione cioè delle giovani civili povere di Frasso. A tal fine si preoccupò anche che quei beni fossero gestiti con rigore e oculatezza da una commissione pubblica di liberi cittadini di Frasso. La principessa Giulia, analfabeta, è pervasa sin da bambina, sia per tradizione di famiglia che per spirito del tempo, dalla religiosità femminile francescana, vissuta secondo l’austerità controriformistica. Del resto tutta la sua famiglia, iscritta alla nobiltà di seggio a Napoli, ha espresso ben quattro tra santi e beati ed è stata sempre molto impegnata nella beneficenza pubblica.
Fai clic qui per effettuare modifiche.